Capodanno in Giappone

Diario di Viaggio

17 gennaio 2006

Torino

Ebbene si', son tornato. Sto scrivendo da casa mia. La differenza principale che avverto rispetto a quando ero in Giappone e' la facilita' con cui si riesce a leggere tutto, sia per strada che sul computer. E si riesce anche a scrivere molto piu' facilmente, potendo perfino usare le lettere accentate come "è" e "ù" invece di aggiungere l'accento finto come in "e'" e "u'". Ma siccome questi tasti non compaiono ne' sulle tastiere giapponesi ne' su quelle inglesi, su cui ho imparato a scrivere da piccolo, preferisco comunque non usarli (come si puo' notare).

Ci sono molte cose che dovrei ancora raccontare del Giappone, cose che non ho avuto tempo di scrivere durante il viaggio. Forse lo faro' se avro' tempo, e se farò in tempo prima che la vivacita' del ricordo si affievolisca.

Per ora posso completare le mie impressioni su Tokyo.


Nei giorni che son seguiti al mio precedente post mi sono fortunatamente inventato qualcosa da fare: sono andato al mercato del pesce (forse il piu' grande del mondo?), all'acquario (forse il piu' piccolo del mondo?), ho fatto un giro in battello (sotto la pioggia), una puntata al Joypolis Sega (deludente), al Sony Building (molto deludente), al palazzo imperiale (chiuso al pubblico), all'ennesimo tempio (sovraffollato), e un giro serale a Roppongi, il quartiere del cuccaggio straniero (deserto).
Insomma, forse se parti a vedere il Giappone da Tokyo e poi vai negli altri posti, magari ti può anche piacere. Io però avevo gia' visto da altre parti esempi migliori di cio' che c'e' a Tokyo (a parte l'acquario di Osaka con la vasca piu' grande del mondo che non ho visto perchè maledizione apriva il giorno dopo) per cui Tokyo non ha aggiunto molto.
A Tokyo, di unico, ho trovato effettivamente molta gente (ma solo in certe zone), l'orologio a pendolo piu' grande del mondo (e ridaje), la metropolitana piu' incasinata del mondo (nemmeno una laurea e' sufficiente) e una baia molto romantica (con tanto di coppietta che sembra pagata per farsi fotografare da me).
Ho poi incontrato molte persone disposte ad aiutarmi. Il primo e' stato un ragazzo sui trent'anni (ma come fai a stabilire l'eta' di un Giapponese?) che quando mi ha visto confuso davanti a una mappa del metrò senza indicazioni inglesi mi ha accompagnato quasi a casa (abitava vicino) procurandomi la seconda fondamentale mappa segreta del metrò, che riporta le linee ferroviarie che attraversano la città (ci sono pure quelle oltre al metrò, un pò come il passante di Milano ma molto più complicato). Era andato a comprare un trenino in miniatura per il suo plastico in miniatura (dai, forse aveva meno di trent'anni e li portava male?). Il giorno dopo ero fermo alla stazione (ferroviaria) dell'acquario ad aspettare che la pioggia smettesse (ha piovuto per altre otto ore) quando una giapponesina vestita da puffo (la mia solita sfiga) ha colto il mio sguardo supplichevole e mi ha dato un passaggio sotto al suo ombrello per attraversare i 100 metri che mi separavano dalla biglietteria (a Tokyo sono capaci di costruire citta' intere in un grattacielo, e dimenticarsi di fare la tettoia che le collega al metro' poco distante. Non per niente ovunque vendono ombrelli usa e getta, tranne che davanti all'acquario). Poi mi ha ribeccato a 10 metri dalla vasca dei pinguini, che stava all'aperto per cui non potevo raggiungerla, e mi ci ha accompagnato con l'ombrello quando ormai avevo perso le speranze. Poi mi ha riportato al metrò (che in realtà era la ferrovia, ma non c'e' modo di distinguerli se non dall'analisi congiunta delle due mappe). Un'altra persona amichevole era un tipo vestito da pescatore dei cartoni animati che, vedendomi alle prese con la mappa nel metrò, mi ha chiesto se avevo bisogno di aiuto in un inglese perfetto. Quella volta, però, stavo solo decidendo cosa fare dopo, e siccome non mi andava di rischiare un invito a pranzo da lui a mangiare pesce crudo, gli ho detto che andava tutto bene.
Insomma, la gente di Tokyo mi e' sembrata simpatica.

13 gennaio 2006

Koya San, Boya Kan!


Sono a Tokyo, in un Internet Cafe' spaziale che ho trovato per caso in cima a un palazzo pieno di videogiochi: c'e' un megaschermo che proietta immagini bucoliche, la musica classica di sottofondo, le sedie modello massaggio, la cameriera carina in abiti equivoci. Qualcuno gioca, qualcuno beve, qualcuno dorme...
Sono qui perche' fuori piove (poco) e perche' non ho di meglio da fare qui a Tokyo: quando i templi ti danno la nausea, i parchi sono freddi, i negozi di elettronica li hai gia' visti, cosa ti resta da fare a Tokyo di Venerdi' pomeriggio? Dopo vado al "Joypolis Sega", che dovrebbe essere una specie di parco di divertimenti elettronico. L'ho appena trovato su Google...
Tokyo me l'aspettavo molto piu' caotica. Sono arrivato ieri sera alle 17.30, per cui ho beccato in pieno l'orario di punta della metropolitana. Beh, anche col mio valigione a rotelle me la sono cavata senza problemi. Niente di drammatico. Quelli che si stupiscono del casino di Tokyo non sono mai passati per il metro' di Garibaldi alle otto e mezza del mattino... Domani vado al mercato del pesce di mattina presto, per cui dovrei sperimentare la vera ora di punta. Vedremo se davvero ci saranno i tizi che per mestiere ti spingono dentro al metro'.




L'argomento di oggi comunque non e' Tokyo ma Koya San.
L'altro ieri sono appunto andato in questo paese fondato da monaci buddisti, sperando di trovare alloggio in un tempio per la notte. Arrivarci e' stato facile da Osaka, perche' appena arrivato alla stazione giusta ho trovato non solo manifesti dappertutto che pubblicizzavano Koya San, ma addirittura ci sono tre binari della stazione contrassegnati dall'insegna "Koya Line". Mmm... per essere un posto di eremiti mi e' sembrato fin troppo collegato. Ogni ora c'e' un treno diretto, quindi niente di piu' facile. L'unica difficolta' e' stata decifrare la tabella dell'orario scritta in giapponese, ma l'ho fatto solo perche' non mi fidavo della corretta indicazione datami allo sportello da un tipo che non parlava inglese. (In genere ci si capisce benissimo agli sportelli, anche se pochissimi parlano inglese). Il viaggio fino a Koya San e' stato gradevole, incluso l'ultimo tratto di funicolare nella neve (un po' come a Brunate ma a 1000 metri di altezza) e di pullman sul ghiaccio. Lassu' ho trovato un paesino di montagna che poteva essere Livigno 50 anni fa (nel senso che era molto piccolo, ma le automobili c'erano eccome...). Ho girato un po' per i templi, che ormai non mi dicevano nulla di nuovo, e ho visitato l'enorme cimitero buddista in una foresta secolare (bello). Il guaio e' che sotto la neve tutto sembra uguale, e i giardini zen perdono di significato (visto che la neve non la rastrellano)! E io che ero convinto che la neve rendesse tutto piu' bello e rimpiangevo di non averne avuta tanta a Kyoto...

Alla fine del giro mi son diretto verso la mia meta principale, ovvero un tempio buddista raccomandato dalla guida "Lonely Planet", in cui avrei dovuto trovare monaci cordiali anglofoni che mi avrebbero fatto partecipare alla vita del tempio, inclusi i pasti vegetariani e una sessione di zazen (meditazione zen) al mattino. E invece ho quasi vissuto l'esperienza di un campo di concentramento!
Appena arrivato ho incontrato un monaco che non capiva nemmeno le piu' elementari parole inglesi adatte alla situazione ("accomodation", "sleeping") e non faceva altro che fissarmi con aria idiota. Fortunatamente un altro monaco e' intervenuto settando subito il prezzo (10000 Yen, ovvero 1000 piu' degli altri templi). Lo "stupido" mi ha allora condotto alla mia stanza, che avrebbe dovuto avere la vista su un bel giardino (secondo la guida) e invece dava su un muretto innevato. Ha acceso la stufa a combustibile (che faceva una puzza terribile) e se n'e' andato dopo avermi fatto capire che la cena sarebbe arrivata alle 17.30, la doccia si puo' fare solo di sera e al mattino alle 7 e 7.30 avrei dovuto partecipare a due cerimonie prima della colazione delle otto.


La cena e' arrivata puntuale ed era composta dalle solite cose giapponesi. Subito dopo mi hanno preparato il futon su cui dormire. Sono quindi andato a letto alle sette circa visto che non c'era nulla da fare e faceva un freddo porco: solo una sottile parete di carta mi separava dal ghiaccio! Per fortuna mi ero preparato e disponevo di tre magliette, un pijama felpato e due paia di calze di lana fino al ginocchio.

La stufa puzzava tantissimo e avevo paura di intossicarmi, solo che non osavo spegnerla perche' temevo di non riuscire ad eseguire la complessa procedura per riaccenderla (tanti pulsanti tutti in giapponese). Di notte pero' ogni tanto si metteva a suonare una canzoncina (!) per cui, visto che tutto sommato sotto al piumone si stava bene, l'ho spenta. Ho poi scoperto che lo stesso pulsante l'avrebbe riaccesa senza difficolta'. Cosi' la notte e' passata abbastanza serenamente, se non fosse per il fatto che alle 22 ero gia' sveglio. Il cuscino di semi di soia tutto sommato e' stato abbastanza comodo.

Di mattina, puntuale, e' venuto il tizio a svegliarmi. Mi ha costretto ad uscire in pijama, facendomi togliere la vestaglia che ero convinto di mettermi, e mi ha portato di corsa con un altro sventurato ospite verso il tempio, dove ci han fatti inginocchiare al freddo per mezz'ora. Anche qui c'era una stufa a combustibile ma tirava un vento gelido e io ero in pijama! L'altro ospite (Matt di S.Francisco) forse se l'aspettava e aveva dormito vestito. Passata la mezz'ora di canti e preghiere (niente meditazione) il monaco ci ha intimato di recarci al cancello d'entrata. Matt ne ha approfittato per scappare al cesso, io per andarmi a infilare il maglione, prima che il monaco venisse a riprendermi tutto eccitato. Ci han fatti infilare le scarpe e uscire nella neve fuori dal tempio, dove c'era un altro tempietto ancora piu' gelido, ma con delle coperte elettriche sul pavimento. Qui un'altra mezzora di canti, un falo' (per fortuna!) e poi di nuovo indietro.

Praticamente un incubo.

Finalmente era ormai ora di colazione (stesso cibo della cena!) Ero infreddolito, assonnato, spettinato, affamato, e ho ringraziato non certo Buddha per essere sopravvissuto a quell'ordalia. Fare la doccia non si poteva. Lavare i denti nemmeno perche' l'acqua dei rubinetti era ghiacciata. Nella zona delle nostre stanze il termomentro segnava -3 gradi. Prima di partire pensavo che magari sarei rimasto due notti. Dopo la prima sono scappato e ho preso il primo treno per Osaka! Avevo una gran voglia di civilta', asfalto, automobili, computer, neon e perdizione.

10 gennaio 2006

Addendum: Beppu

Non ho piu' raccontato del mio secondo giorno a Beppu. Ne approfitto adesso che ho un po' di tempo.
Dopo aver scritto nel blog e fatto colazione, sono partito alla ricerca dell' onsen nascosto. La guida diceva che in un certo bosco c'era una pozza d'acqua termale realizzata dalla popolazione locale. Ho pensato che avrebbe potuto essere un bel soggetto fotografico, cosi' ho deciso di vedere se la trovavo. La guida riportava una descrizione del percorso da seguire, del tipo "gira a sinistra al negozio di fiori, poi vai sempre dritto a destra del cimitero, e quando la strada finisce gettati tra i cespugli..." Quando sono arrivato alla fine del cimitero, non c'era nessun cespuglio in cui gettarsi ne' tantomeno la pozza d'acqua. Solo una rete che proteggeva l'accesso all'autostrada. Ho pensato che la pozza si trovasse ora sotto dieci metri di asfalto e ghiaia...
Senza perdermi d'animo, incurante della neve che scendeva copiosa, ho perlustrato la cinta del cimitero alla ricerca di un buco nella rete e di una traccia di sentiero, ma inutilmente. A quel punto mi son dato per vinto, ma uscendo dal cimitero ho intravisto il guardiano che mi guardava (dopotutto e' il suo mestiere) da dentro il suo gabbiotto, cosi' ho preso in mano la guida deciso a chiedergli informazioni. Appena mi ha visto avanzare verso di lui con il sorriso da faccia di tolla stampato sulla faccia (avevo appena calpestato le sue tombe senza mettermi le apposite pantofole!) mi ha aperto la porta indicandomi di entrare nel gabbiotto (dove mi avrebbe sodomizzato). Incurante del pericolo sono entrato, per vedermi offrire con gran sollievo una tazza di caffe' nonche' il racconto di una vita in un inglese stentato, da parte di un signore di 70 anni di origini manciuriane che non vedeva l'ora di parlare con qualche persona viva. Prima che me ne andassi mi ha mostrato una mappa fatta a mano che indicava il percorso per raggiungere non solo l'onsen che cercavo, ma anche quello ancora piu' segreto che sta nelle colline. Purtroppo non ho pensato di fotografare la mappa, per cui questo segreto temo andra' presto perduto (forse resiste altri 10 anni). Armato di una nuova speranza mi sono diretto verso il luogo indicato dalla mappa, e ho effettivamente raggiunto la pozza termale turchina, che con mio gran disgusto conteneva un Giapponese nudo! Superato lo shock mi sono accorto delle intenzioni amichevoli del tizio, che tra l'altro parlava abbastanza bene inglese. Cosi' mi son fatto convincere a denudarmi in mezzo a un bosco sotto la neve cadente e a gettarmi in una pozza di acqua calda con due Giapponesi nudi! Non raccontatelo in giro...

Kyoto hidden shrine


L'ultimo giorno a Kyoto e' stato ricco di scoperte e rivelazioni. Per cominciare ho visitato il "Padiglione d'Oro", un piccolo tempio ricoperto per due terzi da una lamina di vero oro. Mi era stato raccomandato da Elena e Michele, i due Italiani che ho incontrato l'altro giorno, e devo dire che merita. Poi ho visitato quello che penso sia il giardino piu' bello di Kyoto: Taizo-in. Era bello anche perche' non c'era in giro un'anima e ho potuto sedermi sulla panchina (dotata di cuscini) tranquillamente ad ascoltare l'acqua scorrere. Voi direte, "fai diecimila miglia per ascoltare l'acqua scorrere quando ti bastava aprire il rubinetto di casa?" Ehm...
Dopo aver visto un altro tempio in periferia, dove c'era una piccola foresta di bambu', mi sono diretto verso nord, a caso, seguendo una strada asfaltata che usciva dalla mappa in mio possesso. La strada attraversava un bosco (non di bambu'), per questo mi attirava, e a un certo punto partiva un sentiero sterrato. Mi sono avviato per il sentiero, che ben presto e' diventato una scala. Proseguendo per qualche minuto, la scala si e' allargata, ricoprendosi di morbido muschio verde. A un certo punto, emergendo dagli alberi del bosco, superati altri gradini coperti di neve, sono arrivato a un tempietto sperduto, disabitato, molto semplice nella costruzione (praticamente consisteva solo del classico "arco giapponese"). Dopo aver scavalcato il cancello profanando il tempio (ma solo il giardino esterno) mi sono seduto sugli scalini ad ammirare il paesaggio e assaporare la tranquillita' intorno a me. A poco a poco un senso di pace ha iniziato a pervadermi, ho sentito l'energia fluire dentro di me, era come se quel luogo avesse aperto un passaggio verso un mondo fatto di pura luce in cui i pensieri non sono condizionati dal piano materiale, e improvvisamente, come un lampo, ho avuto un'intuizione illuminante: io non sono nato per programmare i computer, non tornero' piu' nel mio ufficio a Torino, il mio posto e' qui, la mia missione e' custodire questo tempietto sperduto, all'apparenza cosi' innocuo ma dietro cui si cela l'infinito! Fabrizio, guarda che sto scherzando...

09 gennaio 2006

Kyoto + Yukiko


Oggi ancora Kyoto. Merita. Soprattutto meritava fare una passeggiata con Yukiko, un'amica di Mariko (la moglie di Manuel) che si trovava gia' in zona per il weekend e si e' offerta di accompagnarmi per i templi. Purtroppo se n'e' andata via presto, visto che doveva tornare in un paesino in provincia di Fukuoka, a 4 ore di treno da qui. Per dirla veramente tutta, e' venuta qui ieri sera e siamo usciti ad ubriacarci con un suo amico (troppo simpatico). E ho avuto la conferma che se e' vero che le Giapponesi sono facili, io incontro solo le eccezioni 8-( Tra l'altro e' l'unica Giapponese che non si ubriaca con due birre e tre sake'. Praticamente mi ha riportato a casa lei...


Staro' qui ancora domani, poi mi inerpichero' per i pendii scoscesi di Koya San, un villaggio buddista a sud di Osaka, dove saro' ospitato (a pagamento) dai monaci che mi serviranno cibo vegetariano (finalmente roba buona e sana!) e mi insegneranno i principi della meditazione zen. Almeno spero, altrimenti mi tocchera' dormire sulla neve...

07 gennaio 2006

Kyoto


Stamattina sono partito da Fukuoka in direzione Kyoto, iniziando cosi' sul serio la parte solitaria del viaggio. Sulla via per Kyoto mi son fermato a Himeji, dove si trova il piu' grande castello giapponese. All'ingresso ho trovato ad aspettarmi una guida giapponese che mi ha accompagnato personalmente, gratis, a visitare il castello, spiegandomene la storia e la struttura (in english). Alla fine mi son fatto l'idea che quel castello fosse stato costruito piu' per motivi di rappresentanza che per ragioni belliche. I molteplici "trucchi" adottati per scoraggiare gli attacchi nemici non possono essere presi sul serio... come le botole di 10cm da cui scagliare sassi contro i nemici... Io da bambino ero molto piu' pericoloso!


Kyoto e' impressionante. E finora ho visto solo la stazione... E' piu' grande di Malpensa (se escludiamo le piste degli aerei) e veramente avveniristica. Per cena ho deciso di avventurarmi in un ristorante tipico in cui non parlavano inglese. In vetrina avevano le riproduzioni in plastica dei cibi in vendita. Ne ho inquadrato uno che sembrava essere soddisfacente, e l'ho fotografato. Dopo alcuni inutili tentativi di comunicare con la cameriera, la foto ha risolto in modo inequivocabile la questione menu.

Per levarmi il (dis)gusto del cibo mi sono infilato in un panettiere pseudo-francese (!) e li' ho incontrato Elena e Michele di Torino. (No, non c'entrano nulla con Reply). E' grazie a loro se adesso sto riuscendo a scrivere queste righe, perche' mi hanno indicato non solo l'internet-cafe' piu' comodo ma anche come disabilitare la scrittura giapponese semiautomatica! Loro sono qua da un po' in viaggio di nozze e domani tornano a casa.

Domani gita tra i templi di Kyoto. Sono troppi. Una quantita' interminabile. Adesso vado a finire di leggere la guida per scegliere l'itinerario migliore.

06 gennaio 2006

Beppu


In questo momento mi trovo in un albergo tipico giapponese (Ryokan) di Beppu.
Sto usando una tastiera con caratteri normali, ma se non sto attento e uso il tasto "delete", tutta la frase scritta fino a quel momento mi si trasfornma in geroglifico. Per esempio adesso scrivo "ma che bella giornata": 間ちぇべっぁぎおrなた。Non e' solo il tasto delete... sto facendo parecchia fatica!
Stamattina mi sono svegliato alle 6.30, ho messo il mio 着物 ぢことね。
Dicevo, ho messo il kimono di cotone e sono salito sul tetto f a fare un bagno caldo.In pratica bisogna prima farsi la doccia, poi entrare in una grossa vasca comune piena di giapponesi nudi. Beh a quell'ora non era proprio priena (non posso correggere gli errori di scrittura quindi ve li tenete). Una vasca era al chiuso e l'altra, senza nessuno, all'aperto. Io sono andato ovviamente in quella all'aperto, non tanto per paura di essere preso di soppiatto (il sapone e' liquido, niente saponetta da raccogliere) ma per ammirare il sorgere del sole (che invece era dietro alle nuvole e non si vedeva).
Ieri sono andato in un Onsen pubblico con zona mista maschi e femmine.
Per meglio dire, al coperto si stava separati ma fuori (la parte piu' bella, con le pozze di morbido fango) era mista. Non ci dovrebbero essere problemi perche' si cammina coperti da un asciugamanino stile bidet che lascia solo le chiappe scoperte. Pero' appena le donne mi han visto da lontano
(per cui non poteva essere questione di dimensioni) si son messe a gridare come delle galline sgozzate ridendo、 perche' ero l'unico stranierio.

Vabbe' ho gia' perso troppo tempo davanti a questo stupido gia' perso troppo tempo davanti a questo stupido PC che scrive quello che vuole. Vado a fare urlare qualche altra ragazza!

Domani mi dirigero' sulla strada per Kyoto, entrando nel vivo del giappone morto.

Xtian

02 gennaio 2006

Matrimonio

Oggi Manuel e Mariko si sposano. Di nuovo. Si vede che non ne sono mai stanchi. Un po' come Donato e Marika (ho cannato il nome o e' una assonanza molto coincidente?). Stavolta con cerimonia tipica giapponese. Fra 2 minuti si parte.

31 dicembre 2005

Capodanno


Auguri dal Giappone! Quando ormai tutti mi davano per disperso, eccomi rispuntare sul web grazie al PC di Manuel, il mio compagno di viaggio (di mezzo viaggio). Mi è andata bene che non devo usare una tastiera giapponese, pero' il suo Mac sviyyero ha la "y" al posto della "z"! (Non si puo' avere tutto).

Cheddire del Giappone... troppe cose, e ho troppo sonno (qui sono le due del pomeriggio ma per me e voi sono le sei del mattino). Tanto per cominciare, qui a destra trovate la foto dell'oggetto piu' tipicamente giapponese: il wc col bidet incorporato. Questo per dimostrare che sono veramente qui e non mi sto semplicemente nascondendo in cantina per un mese.
L'altra notiya (anzi, notizia) importante e' che i cellulari GSM qui non funzionano proprio, nemmeno per gli SMS, quindi potete buttar via il mio numero di telefono delle vacanze (per chi ce l'ha).
In ultimo devo ringraziare Beppe per avermi dato l'idea di comprare il frasario italiano-giapponese, almeno so come dire "non mangio carne" e "sono vegetariano". Non ho ancora provato se funziona, ma considerata la difficolta' nello stabilire non solo l'identita' dei piatti nel menu (scritto totalmente in caratteri giapponesi) ma persino l'identita' dei ristoranti (spesso non c'e' nessuna indicazione all'esterno se non il nome in giapponese su una facciata anonima ed ermetica, per cui non puoi sapere se si tratta di un ristorante o di un bordello e se si tratta di uno spaghettaro oppure di "Gigi er Bisteccaro") mi da' un po' di conforto avere il frasario in tasca se penso all'idea di quando saro' in giro per Kyoto e Tokyo senza le mie guide umane (qui abita anche un altro amico, Alessandro, che vive a Fukuoka da cinque anni ormai).

Per oggi e' tutto. Vado a riposare chè stasera mi attende la cerimonia al tempio, seguita dalla discoteca, da un bagno termale con massaggi e per finire la colazione tipica di capodanno, prima di tornare a dormire ancor prima che voi abbiate stappato lo spumante...

Cristian

21 dicembre 2005

Blog Attivato


Il 28 Dicembre 2005 partirò per una vacanza in Giappone e rientrerò in Italia il 16 Gennaio 2006.
Creo questo blog per pubblicare il mio diario di viaggio.

Non so quanto spesso riuscirò a scrivere. Temo che molto dipenderà dalla mia capacità di usare le tastiere giapponesi...

Tenterò anche di pubblicare le foto migliori. La maggior parte saranno visibili dal sito di Flickr al seguente indirizzo: http://www.flickr.com/photos/ghezzi