Capodanno in Giappone

Diario di Viaggio

13 gennaio 2006

Koya San, Boya Kan!


Sono a Tokyo, in un Internet Cafe' spaziale che ho trovato per caso in cima a un palazzo pieno di videogiochi: c'e' un megaschermo che proietta immagini bucoliche, la musica classica di sottofondo, le sedie modello massaggio, la cameriera carina in abiti equivoci. Qualcuno gioca, qualcuno beve, qualcuno dorme...
Sono qui perche' fuori piove (poco) e perche' non ho di meglio da fare qui a Tokyo: quando i templi ti danno la nausea, i parchi sono freddi, i negozi di elettronica li hai gia' visti, cosa ti resta da fare a Tokyo di Venerdi' pomeriggio? Dopo vado al "Joypolis Sega", che dovrebbe essere una specie di parco di divertimenti elettronico. L'ho appena trovato su Google...
Tokyo me l'aspettavo molto piu' caotica. Sono arrivato ieri sera alle 17.30, per cui ho beccato in pieno l'orario di punta della metropolitana. Beh, anche col mio valigione a rotelle me la sono cavata senza problemi. Niente di drammatico. Quelli che si stupiscono del casino di Tokyo non sono mai passati per il metro' di Garibaldi alle otto e mezza del mattino... Domani vado al mercato del pesce di mattina presto, per cui dovrei sperimentare la vera ora di punta. Vedremo se davvero ci saranno i tizi che per mestiere ti spingono dentro al metro'.




L'argomento di oggi comunque non e' Tokyo ma Koya San.
L'altro ieri sono appunto andato in questo paese fondato da monaci buddisti, sperando di trovare alloggio in un tempio per la notte. Arrivarci e' stato facile da Osaka, perche' appena arrivato alla stazione giusta ho trovato non solo manifesti dappertutto che pubblicizzavano Koya San, ma addirittura ci sono tre binari della stazione contrassegnati dall'insegna "Koya Line". Mmm... per essere un posto di eremiti mi e' sembrato fin troppo collegato. Ogni ora c'e' un treno diretto, quindi niente di piu' facile. L'unica difficolta' e' stata decifrare la tabella dell'orario scritta in giapponese, ma l'ho fatto solo perche' non mi fidavo della corretta indicazione datami allo sportello da un tipo che non parlava inglese. (In genere ci si capisce benissimo agli sportelli, anche se pochissimi parlano inglese). Il viaggio fino a Koya San e' stato gradevole, incluso l'ultimo tratto di funicolare nella neve (un po' come a Brunate ma a 1000 metri di altezza) e di pullman sul ghiaccio. Lassu' ho trovato un paesino di montagna che poteva essere Livigno 50 anni fa (nel senso che era molto piccolo, ma le automobili c'erano eccome...). Ho girato un po' per i templi, che ormai non mi dicevano nulla di nuovo, e ho visitato l'enorme cimitero buddista in una foresta secolare (bello). Il guaio e' che sotto la neve tutto sembra uguale, e i giardini zen perdono di significato (visto che la neve non la rastrellano)! E io che ero convinto che la neve rendesse tutto piu' bello e rimpiangevo di non averne avuta tanta a Kyoto...

Alla fine del giro mi son diretto verso la mia meta principale, ovvero un tempio buddista raccomandato dalla guida "Lonely Planet", in cui avrei dovuto trovare monaci cordiali anglofoni che mi avrebbero fatto partecipare alla vita del tempio, inclusi i pasti vegetariani e una sessione di zazen (meditazione zen) al mattino. E invece ho quasi vissuto l'esperienza di un campo di concentramento!
Appena arrivato ho incontrato un monaco che non capiva nemmeno le piu' elementari parole inglesi adatte alla situazione ("accomodation", "sleeping") e non faceva altro che fissarmi con aria idiota. Fortunatamente un altro monaco e' intervenuto settando subito il prezzo (10000 Yen, ovvero 1000 piu' degli altri templi). Lo "stupido" mi ha allora condotto alla mia stanza, che avrebbe dovuto avere la vista su un bel giardino (secondo la guida) e invece dava su un muretto innevato. Ha acceso la stufa a combustibile (che faceva una puzza terribile) e se n'e' andato dopo avermi fatto capire che la cena sarebbe arrivata alle 17.30, la doccia si puo' fare solo di sera e al mattino alle 7 e 7.30 avrei dovuto partecipare a due cerimonie prima della colazione delle otto.


La cena e' arrivata puntuale ed era composta dalle solite cose giapponesi. Subito dopo mi hanno preparato il futon su cui dormire. Sono quindi andato a letto alle sette circa visto che non c'era nulla da fare e faceva un freddo porco: solo una sottile parete di carta mi separava dal ghiaccio! Per fortuna mi ero preparato e disponevo di tre magliette, un pijama felpato e due paia di calze di lana fino al ginocchio.

La stufa puzzava tantissimo e avevo paura di intossicarmi, solo che non osavo spegnerla perche' temevo di non riuscire ad eseguire la complessa procedura per riaccenderla (tanti pulsanti tutti in giapponese). Di notte pero' ogni tanto si metteva a suonare una canzoncina (!) per cui, visto che tutto sommato sotto al piumone si stava bene, l'ho spenta. Ho poi scoperto che lo stesso pulsante l'avrebbe riaccesa senza difficolta'. Cosi' la notte e' passata abbastanza serenamente, se non fosse per il fatto che alle 22 ero gia' sveglio. Il cuscino di semi di soia tutto sommato e' stato abbastanza comodo.

Di mattina, puntuale, e' venuto il tizio a svegliarmi. Mi ha costretto ad uscire in pijama, facendomi togliere la vestaglia che ero convinto di mettermi, e mi ha portato di corsa con un altro sventurato ospite verso il tempio, dove ci han fatti inginocchiare al freddo per mezz'ora. Anche qui c'era una stufa a combustibile ma tirava un vento gelido e io ero in pijama! L'altro ospite (Matt di S.Francisco) forse se l'aspettava e aveva dormito vestito. Passata la mezz'ora di canti e preghiere (niente meditazione) il monaco ci ha intimato di recarci al cancello d'entrata. Matt ne ha approfittato per scappare al cesso, io per andarmi a infilare il maglione, prima che il monaco venisse a riprendermi tutto eccitato. Ci han fatti infilare le scarpe e uscire nella neve fuori dal tempio, dove c'era un altro tempietto ancora piu' gelido, ma con delle coperte elettriche sul pavimento. Qui un'altra mezzora di canti, un falo' (per fortuna!) e poi di nuovo indietro.

Praticamente un incubo.

Finalmente era ormai ora di colazione (stesso cibo della cena!) Ero infreddolito, assonnato, spettinato, affamato, e ho ringraziato non certo Buddha per essere sopravvissuto a quell'ordalia. Fare la doccia non si poteva. Lavare i denti nemmeno perche' l'acqua dei rubinetti era ghiacciata. Nella zona delle nostre stanze il termomentro segnava -3 gradi. Prima di partire pensavo che magari sarei rimasto due notti. Dopo la prima sono scappato e ho preso il primo treno per Osaka! Avevo una gran voglia di civilta', asfalto, automobili, computer, neon e perdizione.